
In Giappone, l’estate non è solo sinonimo di yukata e fuochi d’artificio. C’è anche un protagonista inaspettato che si prende la scena: l’anguilla! Ogni anno, tra luglio e agosto, si celebra il Doyō no Ushi no Hi (土用の丑の日), conosciuto anche come il Giorno del Bue, durante il quale è tradizione mangiare unagi (anguilla d’acqua dolce) per combattere la stanchezza estiva.
Ma da dove nasce questa usanza? E perché proprio l’anguilla?
Una tradizione che affonda le radici nel passato
La storia dell’unagi inizia nel periodo Edo (1603–1868), quando si credeva che mangiare cibi ricchi e nutrienti aiutasse a sopravvivere al caldo afoso.
Secondo la leggenda, un ristoratore in crisi si rivolse allo scienziato e inventore Hiraga Gennai, che suggerì di promuovere l’anguilla come piatto energizzante da consumare nel giorno del bue.
La trovata pubblicitaria funzionò così bene che la tradizione è rimasta viva fino a oggi!
Quando si celebra?
Il Doyō no Ushi no Hi non ha una data fissa: cade uno o due giorni tra metà luglio e inizio agosto, in base al calendario lunisolare. È considerato il periodo più caldo dell’anno, e l’unagi diventa il “superfood” stagionale per eccellenza.
Perché proprio l’anguilla?
L’unagi è una vera bomba nutrizionale:
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Ricca di proteine ad alto valore biologico
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Fonte di vitamine A, B1, B2, D ed E
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Contiene omega-3, utili per cuore e cervello
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Apporta calcio, fosforo e ferro
In pratica, è il piatto perfetto per ricaricare le batterie quando il caldo ti toglie le forze. Non a caso, in Giappone si dice che “una ciotola di unagi ti rimette in piedi”.
Come si cucina: l’arte del kabayaki
La preparazione dell’unagi è un vero rituale. Ecco i passaggi principali:
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Sfilettatura: l’anguilla viene aperta e privata delle spine con estrema precisione.
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Cottura al vapore (stile Kanto) o direttamente alla griglia (stile Kansai).
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Grigliatura su carbone: viene spennellata più volte con una salsa dolce-salata a base di soia, mirin e zucchero (tare).
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Servita su riso: nasce così il celebre unadon (ciotola di riso con anguilla) o la versione più elegante unajū, in scatola laccata.
In alcune regioni, come Nagoya, si gusta anche lo hitsumabushi, un piatto interattivo in cui l’unagi viene mangiato in tre modi diversi: da solo, con condimenti, o trasformato in zuppa con brodo caldo.
Un piatto che unisce gusto e cultura
Mangiare unagi non è solo una questione di gusto, ma anche di identità culturale. È un momento di condivisione familiare, di ritorno alle radici, e di rispetto per la stagionalità.
Nei supermercati e nei ristoranti, le vetrine si riempiono di anguilla grigliata, e l’aria profuma di salsa tare e carbone.
Una nota importante: la sostenibilità
L’anguilla giapponese (Anguilla japonica) è oggi considerata una specie a rischio, a causa della pesca intensiva e della difficoltà di riproduzione in cattività. Per questo, molti ristoranti e consumatori stanno cercando alternative più sostenibili o fonti certificate.
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